28 Set SARDEGNA VS VENETO – SFIDA ALL’ULTIMO TURISTA
Negli ultimi mesi ho avuto modo di realizzare due progetti per altrettanti enti della regione veneta: il primo, per conto dell’Ente Parco Delta del Po, un’educational tour per una decina di giornalisti e blogger, finalizzato a promuovere l’area dei colli Euganei, zona collinare ai margini della laguna veneta;
il secondo, per conto proprio della Regione Veneto, un progetto mirato a promuovere accordi commerciali per incentivare il passaggio merci nell’adriatico, con capofila l’autorità portuale di Venezia.
In queste due occasioni ho innanzitutto avuto la possibilità di visitare luoghi favolosi.
Da una parte i Colli Euganei, ricchi di risorse ambientali e di vigneti: un’oasi immersa nella natura, tra la pianura padana e l’area umida del delta del Po, circondata da un’anello di piste ciclabili – ben 64 km – che rendono interamente fruibile e sostenibile dal punto di vista ambientale tutta l’area.
Venezia non ha bisogno di presentazioni. La “Serenissima”, era chiamata la Repubblica di Venezia, una delle quattro repubbliche marinare.
Il superlativo assoluto è adatto per descrivere qualsiasi aspetto del capoluogo veneto.
Venezia è bellissima, ma anche affollatissima, carissima, faticosissima.
Insomma, Venezia è troppo di tutto: i turisti arrivano a frotte e le attività commerciali del luogo ne approfittano, giustamente o meno non spetta a me giudicare, ma non fanno sconti a nessuno.
Ho cercato invano di trovare un alloggio, per tre notti, a prezzi ragionevoli, a metà settembre, ma è stato impossibile: per avere un letto in hotel modesti, senza nessuna pretesa, non avrei speso meno di 500 (cinquecento) euro! Ho dovuto necessariamente virare verso Mestre, con tutte le difficoltà del caso, nonostante i collegamenti siano assolutamente adeguati ed efficientissimi.
Nei lunghi spostamenti a piedi ho incrociato migliaia di persone, ogni giorno. Ed è così ogni giorno dell’anno.
E non ho potuto fare a meno di pensare quale sia la differenza tra il Veneto e la Sardegna, dal punto di vista turistico, per giustificare una discrepanza così evidente tra le presenze nelle due regioni.
Cominciamo col dire che un turismo di massa, simile a quello presente nell’area metropolitana di Venezia, non sarebbe né auspicabile né possibile in Sardegna, ma ci sono delle mezze misure virtuose che, se realizzate, potrebbero rendere la Sardegna ben altro, dal punto di vista economico.
Mi direte voi: “Ti piace vincere facile! Il Veneto ha una città unica come Venezia, in cui qualsiasi angolo è una cartolina illustrata!”
Bene, ammesso – e non concesso – che siamo d’accordo nel ritenere che in Sardegna non ci siano luoghi da comparare con Venezia, mi permetto di fornire alcuni dati per analizzare le due realtà.
IL VENETO
Da dati presenti in rete, nel 2015, gli arrivi di turisti in Veneto hanno fatto segnare il record a quota 17.250.925 (+6,1% rispetto al 2014), per un totale di 63.232.098 presenze (+2,2% rispetto al 2014 e vicinissime al record assoluto di 63.400.993 registrato nel 2011).
Il Veneto (dati 2014) si conferma intanto la prima regione turistica italiana e al sesto posto in Europa.
Analizziamo, più in dettaglio, i dati relativi all’area della Città Metropolitana.
Nel periodo gennaio-novembre 2015, si registrano complessivamente n° 8.373.291 arrivi, per n° 33.571.244 presenze.
L’elemento più significativo è che per quanto Venezia rappresenti una grande percentuale di questi numeri – circa 10.000.000 di presenze, la parte del leone la fanno le varie località balneari del territorio veneziano, con quasi 25.000.000 di presenze!
Stiamo parlando di SPIAGGE, attenzione, non della Città d’arte!
Sabbia dorata, acque limpide, servizi e sport acquatici. Di un litorale premiato, anche nel 2016 con otto Bandiere Blu: Bibione, Caorle, Eraclea Mare, Jesolo, Cavallino, Sottomarina, Lido di Venezia e Rosolina Mare.
Per farvi capire la portata di questi dati, mi permetto di fare alcune comparazioni con due località che nell’immaginario collettivo richiamano l’idea di enormi flussi turistici che le visitano.
Anzitutto, la Capitale, ROMA.
Dico solo che per il 2016, anno Santo, erano attesi, a Roma, l’eccezionale numero di 33 milioni di turisti e pellegrini!
Quindi, in un anno straordinario, a Roma sono presenti un numero di turisti pari a quanto, normalmente, visita l’area metropolitana di Venezia!
Secondo esempio, NEW YORK.
Città bellissima, con otto milioni e mezzo di abitanti. Meta turistica per gli abitanti di tutto il globo. E’ il sogno di tanti turisti che, almeno una volta nella vita, sperano di poterla visitare.
Bene, questa metropoli nel 2014 ha raggiunto il record di 56,4 milioni di visitatori. Vale a dire circa sette milioni di visitatori in meno della Regione Veneto.
Sono cifre pazzesche, ma danno l’idea della forza della destinazione Veneto.
Per il momento ci fermiamo con i dati, passiamo alla Sardegna.
LA SARDEGNA
Dai dati disponibili, diffusi dalla SIRED, il sistema informativo di raccolta ed elaborazione dati dell’Assessorato al Turismo, il 2015 segna un importante risultato, incrementando del 10% il n° di presenze dello scorso anno.
Nel dettaglio, si sono registrati, da gennaio a ottobre, due milioni e mezzo di arrivi e 12 milioni di presenze. Crescono i turisti britannici (+25%), i tedeschi (+15%) e i francesi (+4%).
Per quanto riguarda i singoli territori, in testa il Sulcis con un riempimento medio del 94 per cento, seguono la provincia di Cagliari col 78 per cento, la Gallura col 69 per cento, l’Ogliastra col 68 per cento e la provincia di Sassari col 67 per cento.
Anche in questo caso, andiamo a fare qualche esempio con realtà simili, problemi legati al trasporto, nell’area mediterranea. Anzitutto le Baleari.
Prima di tutto, l’isola di Maiorca è 6 volte e mezzo più piccola della Sardegna eppure ha un movimento passeggeri più di 3 volte superiore, ha la metà di abitanti e schiera 4760 (fonte Booking) strutture ricettive contro le nostre 5130, cioè una struttura ogni 183 abitanti contro 323 della Sardegna.
Nel centro di Palma di Maiorca le attività commerciali sono aperte 24 ore su 24, con teatri e spettacoli per strada che catalizzano l’attenzione di migliaia di persone. Inoltre, discoteche di ottimo livello per la capienza, le scenografie, gli eventi e le sempre più frequenti partecipazioni dei grandi D.J. internazionali.
Le Baleari offrono cioè quei servizi turistici complementari alla spiaggia che oggi determinano la fortuna turistica di quella zona e per questo i prezzi, in generale più bassi della Sardegna, influiscono in bassa percentuale nell’attirare i turisti. Senza contare Ibiza, isola considerata trasgressiva che fonda la sua fortuna sul divertimento nelle discoteche e nei locali notturni. Il transito nel suo aeroporto ha toccato nel 2014 quota 6 milioni e 211 mila passeggeri cifra che lascia stupefatti rispetto ai 7 milioni 406 mila del totale degli aeroporti sardi e considerato che l’isola delle Baleari è 42 volte più piccola della Sardegna con solo 132 mila abitanti. Tenuto anche conto poi che la Sardegna ha spiagge, coste e natura che surclassano Ibiza, ma anche tutte le Baleari, allora la fortuna dell’arcipelago spagnolo è dovuta solo all’organizzazione del “dopo-spiaggia” e agli intrattenimenti. Sono questi che hanno fatto in modo che quelle isole abbiano una continuità territoriale con tutta l’Europa grazie alle compagnie aeree che offrono collegamenti continui con le principali città europee che hanno portato nel 2014 31 milioni e 959 mila passeggeri.
Secondo esempio, stiamo in italia: la Sicilia.
Diamo solo il dato. Nell’anno 2014, in Sicilia si sono registrate 14,9 milioni di presenze turistiche; 7,8 milioni i turisti italiani e 7,1 milioni gli stranieri, con un trend positivo per il 2015.
Bene. Finito di snocciolare i dati, possiamo fare alcune considerazioni.
Anzitutto i dati parlano da soli: le eccezionali presenze di alcune località presentate, che fondano la loro economia sul turismo, come Venezia o le Baleari, non sono un caso, legato ad una favorevole congiuntura astrale, o alla fortuna che fa posare il dito sul mappamondo sempre in quelle località; ma sono il frutto di strategie di promozione del territorio, di sistemi turistici che coinvolgono tutta la filiera produttiva di quelle località, della capacità di attrarre finanziatori e offrire, contestualmente, finanziamenti per la crescita economica e per la promozione della destinazione.
Facciamo qualche esempio: sul sito della Regione Veneto troviamo che “Il Programma Operativo Regionale, detto sinteticamente POR, è lo strumento attraverso cui la Regione del Veneto, grazie ai circa 600 milioni di euro messi a disposizione dall’Unione Europea, dallo Stato e dalla Regione stessa, svilupperà dal 2014 al 2020 un piano di crescita sociale ed economica che interesserà la ricerca e l’innovazione, l’agenda digitale, le politiche industriali, energetiche e di tutela ambientale.”
Per quanto riguarda il turismo, nella programmazione 2014-2020, è scritto esplicitamente che sono disponibili 40 milioni: 30 per l’innovazione, 6,4 per le start-up d’impresa, 3,6 per le reti d’impresa e il cosiddetto club di prodotto.
E’ evidente che questo processo non è improvvisato, ma frutto di strategie ben precise e una programmazione accurata e dotata di strumenti finanziari concreti.
Veniamo alla Sardegna: il POR FESR 2014-2020 destinerà risorse finanziarie alla realizzazione di interventi per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nella nostra Isola. I progetti che verranno realizzati con il Programma contribuiranno a favorire l’innovazione e l’occupazione, a ridurre le emissioni di Co2 con un maggior utilizzo di energie da fonti rinnovabili, a prevenire l’abbandono scolastico e il rischio povertà ed emarginazione.
Le risorse finanziarie destinate al POR FESR 2014-2020 sono pari a oltre 930 milioni di euro. Se andiamo a leggere il testo del documento, a parte le dichiarazioni d’intenti, anche per lo sviluppo turistico, da nessuna parte è detto -e scritto- con chiarezza quanti di questi denari saranno destinati a finanziare la promozione turistica. Non c’è un asse di intervento dedicato, ma solo degli obiettivi specifici, soprattutto nell’asse VI, che nel complesso può contare su 82 milioni di euro, con delle ripartizioni indicative.
Bene, veniamo alle conclusioni.
Prima di tutto vediamo che la mole di finanziamenti, considerevole in ambedue i casi, non riesce a giustificare la schiacciante differenza nei risultati.
Ciò che cambia è la cultura di chi ci vive, degli operatori turistici, dei servizi che si offrono.
Ma fin qui è tutto quasi lapalissiano; appare evidente che la Sardegna deve lavorare nel fare rete, fare sistema, pensare in un’ottica di sviluppo globale del territorio, economico e turistico.
Il contenuto di fondo, costituito dalle risorse ambientali, culturali, archeologiche, naturalistiche, agroalimentari, artigianali, non ha da invidiare nulla a nessuno: la Sardegna, lo posso assicurare, non è inferiore né al Veneto, né a Palma di Maiorca. La nostra terra antica, la nostra cultura millenaria sarebbe un richiamo irresistibile e originale per il turista proveniente da ogni parte del globo.
Ciò che serve è fare “Branding” seriamente e unitariamente; lavorare ad un progetto serio di promozione della destinazione, a partire dalla Regione, passando per i singoli enti locali e arrivando agli operatori turistici e agli abitanti del territorio.
Qualcosa, forse, si sta facendo, in questo senso, ma sono iniziative slegate che appaiono come estemporanee e senza un progetto unitario.
Ci vorrà tempo, ma ci si può riuscire.
Nel frattempo, mi godo la mia Sardegna: dal balcone di casa mia assisto, ogni sera, allo spettacolo della natura. Venezia è bella, ma la Sardegna molto di più.
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